a proposito di scioperi e sindacati nella funzione pubblica

abito in montagna e lavoro in città.
ho due figli e dove abito NON ci sono i servizi base per aiutare le famiglie nella cura dei figli. se non hai nonni o parenti, ti fotti lo stipendio in babysitter per coprire gli orari scoperti.
per aver voluto avere figli e contemporaneamente vivere in montagna ho dovuto licenziarmi.
a 40 anni sono rientrata FATICOSAMENTE nel mercato del lavoro, accettando di lavorare part-time con contratto da precaria e stipendio basso.
tecnicamente sono attrezzata per lavorare da casa ma ogni volta che sto a casa dall’ufficio al rientro mi devo sorbire battute varie tipo “oh, che bello, sei di nuovo tra noi” (con tono apparentemente scherzoso, ma che alla lunga è pesantissimo da sostenere).
devo già stare a casa per: malattie bimbi, malattie mie, cura di madre anziana (che, per altro, trascuro), visite mediche figli, e altre amenità varie e
SI’ GLI SCIOPERI DEI TRENI FATTI DI VENERDI’ OGNI 15 GIORNI PER MOTIVI SEMPRE DIVERSI e PER ME INCOMPRESIBILI NON MI TROVANO PER NULLA SOLIDALE E MI FANNO INCAZZARE ENORMEMENTE.
se, poi, cerco di ragionare a mente fredda, fuor di incazzatura, penso che questi scioperi siano davvero il segno del declino del ruolo dei sindacati nella funzione pubblica in Italia.
A ogni sciopero viene sempre di più a mancare il sostegno sociale che, secondo me, è fondamentale per un comparto lavorativo che ha come controparte non manager privati ma politici, che ferma la produzione non di macchine ma di servizi (alcuni anche essenziali) rivolti ai cittadini.
Da sempre lavoro nella cooperazione sociale e nel nonprofit e ogni volta che ho avuto a che fare con i sindacati (e non per contenziosi di lavoro) ho trovato ottusità e prese di posizione aprioristiche che, alla fine, arrecavano danno agli stessi lavoratori.
Da queste esperienze ho tratto l’impressione di un sindacato rigido, fermo alle splendide e fondamentali lotte sindacali degli anni ’70, incapace di dialogo con altre parti sociali, incapace di realizzare progetti di sistema per il bene e lo sviluppo delle comunità, incapace di ritrovare un ruolo in una società profondamente cambiata.
Un sindacato agonizzante che si dibatte in modo scomposto per ritardare il momento della propria fine.
E tutto ciò mi rattrista e mi preoccupa molto, perchè mi chiedo che fine faranno davvero i diritti dei lavoratori, chi li difenderà, chi si metterà a fianco dei più deboli per riaffermare lo stato di diritto.
E penso che, in fondo, anche questo è un segno del declino della società del benessere e delle rendite di posizione nel quale ci siamo trasformati.

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2 risposte a a proposito di scioperi e sindacati nella funzione pubblica

  1. Niki ha detto:

    Credo che molto dipenda dalle esperienze personali, la mia è del tutto diversa per quanto concerne il sindacato (in generale, non solo riferito a uno specifico comparto).
    A parte tutto, però, di una cosa sono sicura: che a prescindere dalle esperienze poco felici bisognerebbe evitare di farci la guerra tra lavoratori – precari contro quelli a tempo indeterminato, settore pubblico contro privato e via dicendo – perché è questo che alcuni cercano, ossia lo scontro sociale dal basso. A quel punto sarebbe uno scherzo toglierci quanto conquistato fino a ieri (e che è già in serio pericolo).

  2. lasacco ha detto:

    sì, hai ragione, il rischio della guerra tra i poveri è sempre alle porte (e me ne rendo conto anche nelle mie reazioni) e oggi più che mai. confesso, però, che mi è sempre più difficile non reagire ai troppi che non fanno con scrupolo il loro lavoro, che anzichè essere a servizio (come richiederebbe il loro ruolo) approfittano di rendite di posizione e sono prepotenti e arroganti. e guardandomi dentro mi sento sempre un po’ di più sfiduciata e stanca e (ahimè) sempre più qualunquista

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