les habitués

si avvicina gentilmente, aspetta il suo turno, poi mi dice che non si è iscritta e mi chiede se può farlo sul momento.
il convegno parla di Fondazioni di comunità: pubblico distinto, mediamente attempato. lei è perfettamente integrata: aspetto lindo, avanti con gli anni, parla sottovoce, ha i capelli tinti e abbastanza curati (ma non stucchevoli).  del tutto simile alla signora davanti a lei.
il convegno è iniziato da poco, io le dico che certamente, può iscriversi ora e le porgo il foglio della registrazione. mentre compila, si interrompe, alza gli occhi e mi chiede se può iscrivere anche il suo collega che è un po’ in ritardo.
«certamente», ribadisco io «solo, non posso darle un’altra cartellina perché è arrivata molta gente non iscritta e sono terminate quelle preparate in più».
«non fa nulla, una cartellina è sufficiente», mi dice sorridendo timidamente.  poi si accomoda in sala.
pochi istanti dopo si avvicina l’assistente di sala e mi dice che la signora, insieme a un altro signore, sono degli habitués  del centro congressi. scelgono accuratamente i convegni in cui è previsto il coffe break, il buffet, l’aperitivo. rimango interdetta e vado a vedere cosa ha scritto nella scheda di iscrizione: in effetti non si capisce molto. nella carica, però, c’è scritto qualcosa come nullafacenti.
puntuale, all’ora prevista per il coffe break arriva il compagno: aspetto decrepito ma quotidiano arrotolato in mano e giacca. anche lui piuttosto in linea con il pubblico in sala. si incontrano e insieme scendono verso il foyer, dove c’è un semplice allestimento con biscotti, salatini, brioches. discretamente, prendono un piattino e mettono qualche biscotto e qualche salatino. poi si posizionano, insieme, al lato di uno dei tavolini. quasi per ultimi, si avvicinano al banco dove servono caffè, acqua e succo. si rientra in sala e loro, diligenti, si siedono ai loro posti, intenti ad ascoltare e prendere appunti.
io commento con l’assistente di sala dicendo che, comunque, il coffe break se lo sono meritati. difficilmente si trovano partecipanti così attenti e scrupolosi. lui sorride e mi dice che loro seguono tutto: dai convegni medici a quelli sul futuro delle imprese e lui no, non ha proprio cuore di mandarli via. in fondo non fanno male a nessuno.

ps: se io avessi una società di catering, quei due li assumerei come tester qualità. sicuramente la loro esperienza in fatto di buffet&co. potrebbe essere utile per migliorare la qualità del servizio. 😉

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